SPERANZA
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Testimonianza di Federica Frascolla Febbraio - Marzo 2014

Prima di salire su quell’aereo che miavrebbe portato laggiù, in Africa, in un piccolo Paese chiamato Togo, mille dubbi e paure mi attraversavano la mente. Come me la sarei cavata completamente da sola in un luogo tanto diverso? Cosa mi aspettava? Esattamente un mese e mezzo dopo, facevo il percorso inverso per ritornare in Italia piangendo disperata all’idea di lasciare l’Africa.

Con l’AHJV Togo ho vissuto l’esperienza più bella e significativa della mia vita. E’ vero,per noi europei abituati ad una vita di comodità non è facile adattarsi ad un mondo tanto diverso e ci sono momenti in cui i disagi sembrano troppi. Ma le difficoltà sono compensate da tutto l’affetto e la gioia di vivere che ci circonda in ogni momento. I sorrisi dei bambini, le loro risate, l’ospitalità e la gentilezza della gente del posto… Mi sono sentita a casa. I ragazzi dell’associazione sono tutti disponibili e gentili, una presenza costante e un punto diriferimento fondamentale durante tutto il percorso. Ragazzi che lavorano con serietà e si dedicano sempre a chi ha più bisogno,nonostante le difficoltà e i pochi mezzi.

Sono tornata in Italia con nuovi occhi,con una nuova consapevolezza del mondo e delle sue priorità. La domanda che non ho fatto che pormi è: com’è possibile che siamos empre più ricchi, sani e longevi ma sempre più infelici? Credo che ognuno dovrebbe fare un’esperienza del genere, in un Paese dove vivere significa sopravvivere, per rendersi conto di tutte le fortune che abbiamo e apprezzarle davvero.

Per qualsiasi domanda scrivetemi al: [email protected]    !

 

o visitare www.ahjvtogo.org

 

Federica



                                           NICOLE CASTROGIOVANNI ( Agosto 2012) 

      Non è facile mettere nero su bianco le emozioni che questa esperienza mi ha regalato. Ammetto che i progetti della mia estate si preannunciavano molto diversi e se ho avuto il coraggio di affrontare un viaggio del genere, accorpandomi tutte le paure dei miei genitori e cercando di soffocare le mie preoccupazioni e i miei dubbi, è stato solo grazie ad una delle mie più care amiche con la quale ho condiviso questo soggiorno meraviglioso. Prima di partire ti senti elettrizzato dal solo pensiero di andare lontano, e non hai il tempo di pensare realmente a quello che ti aspetterà: tutti attorno a te non fanno altro che complimentarsi e a stimarti perché TU vai ad aiutare persone meno fortunate. Solo quando sei in aeroporto, da sola, con i tuoi bagagli pieni e pesanti, capisci realmente che sarai catapultato in un mondo diverso dal tuo, lontano dai tuoi punti di riferimento, lontano dalle comodità e dai servizi a cui sei abituato tutti i giorni. Solo lì capisci che quello potrebbe essere un viaggio capace di mettere a nudo i tuoi limiti e di farti tirare fuori lati del carattere che non sapevi nemmeno di possedere. Prima di partire ti senti forte perché sei circondato da persone che ti fanno sembrare quasi un eroe e ti stimano perché hai il coraggio di abbandonare la “nostra ricchezza” per andare in un Paese in cui non c’è nulla. Sì, è vero, arrivi nel villaggio e ti rendi conto che vengono a mancare anche le cose più futili, come una doccia, una toilette, un letto, uno specchio, ma è proprio allora che, guardandoti intorno, capisci di essere circondato da persone che preferiscono rinunciare anche a quel poco che hanno pur di regalarti un sorriso e pur di farti sentire a tuo agio nonostante tu sia lontano da casa. Ovunque voltassi lo sguardo, incontravo uomini e donne che ti invitavano nelle loro case e ti ringraziavano per essere lì ad aiutarli; bambini che si spintonavano l’uno con l’altro per poterti stringere la mano o venirti in braccio. Solo allora ho capito quanto sbagliata l’idea che noi occidentali abbiamo di quello che viene considerato il “Terzo Mondo”: in realtà vi sono persone che si costruiscono la loro felicità lontano dal materialismo e dalla tecnologia, e che occupano il tempo a disposizione per rafforzare i rapporti umani. Da questa esperienza ho imparato che in un’amicizia non è importante la quantità di tempo che trascorri con una persona: nonostante sia stata in Togo solo tre settimane, ho creato rapporti fortissimi con tanti ragazzi che durante tutto il mio soggiorno non hanno fatto altro che prendersi cura di me.
Tornare alla normalità non è facile, riadattarti alle cose che ti sono sempre appartenute in un primo momento sembra immediato e scontato, ma solo più avanti, capisci quanto ti mancano quelle persone che apparentemente si potrebbero considerare semplici conoscenti e che invece si sono rivelate essere degli amici sinceri, con le quali hai condiviso momenti di pura felicità.

 

Les Blancs et les Noirs s’amusent toujours.

Nicole

 

 

TESTIMONIANZE DI ROBERTA BARBON

Sono partita il 26 agosto per un mese di volontariato in Togo semplicemente dando ascolto alla mia voglia di prendere e partire, per vedere, scoprire e cososcere, toccare con mano e sentirmi utile per quel poco che potevo fare, e cerca che avrei ricevuto più di quello che potevo dare. Prima di partire non conoscevo l’associazione AHJV e non sapevo nulla del Togo, ma fidarsi e scommettere su questa esperienza è stata la cosa migliore da fare.

Da subito l’accoglienza è stata ottima, con una serata in compagnia dei membri dell’associazione per conoscerci e presentarci l’associazione. Vedere le attività e i progetti che sono stati fatti e che continuano a crescere grazie all’impegno di questi giovani ragazzi, fa capire che non servono grandi mezzi per fare del bene, basta solo volersi rimboccare le maniche e agire col proprio entusiasmo e impegno per “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato” direbbe il fondatore degli scout B.P.

Dopo una prima settimana per ambientarci e prendere contatto, ci siamo spostati nella città di Vogan per cominciare le attività. La mattina lavoravo in una clinica gestita da un Pastore protestante che offre alla popolazione visite e consultazioni sulla malaria e un ambulatorio per la medicazione delle piaghe. A giorni alterni ci spostavamo in moto nei villaggi vicini per raggiungere i pazienti più distanti. Purtroppo i mezzi a disposizione non erano sempre adeguati alle cure, e non è stato facile scontrarsi con la sofferenza delle persone; ma i tanti sorrisi scambiati, la complicità che superava l’incapacità di comunicare con una lingua condivisa, e le ferite che miglioravano di giorno in giorno, davano senso e valore a quel poco che potevo fare.

Quando non ero in clinica, invece, mi univo a Giovanna nell’animazione ai bambini di un villaggio a Vogan o dell’orfanotrofio di Tsévié.

Nel week end e negli ultimi giorni di permanenza c’è stato il tempo per visitare e conoscere un po’ il Paese che ci ha ospitato, passando per il villaggio di Kouniko, dove abbiamo distribuito dei vestiti e cancelleria che avevamo portato, e visitando la città culturale di Kpalimé.

Oltre a tanta nostalgia, mi porto a casa la bellezza dell’essermi messa alla prova e all’opera, la ricchezza dell’aver conosciuto una cultura e un mondo nuovo, la gioia racchiusa negli occhi e nei sorrisi dei bambini e l’accoglienza di tutte le persone incontrate.

Alla domanda: “Lo rifaresti?” la risposta è: “Sì!”, e quindi se sentite la voglia di tentare...prendete e partite! Fidatevi e date ascolto al vostro desiderio, e ne varrà la pena!

Per qualsiasi curiosità: [email protected]  

 

 

 

 2 TESTIMONIANZE DI MONICA GALLENI

 

La prima cosa che mi viene da dire per quanto riguarda la mia esperienza in Togo è : ce l'ho fatta!All'inizio avevo un po' paura...perchè non sapevo bene quello che mi attendeva.Per me era la prima volta che partivo da sola e ringrazio tanto mio marito e mio figlio che mi hanno lasciato andare dandomi questa occasione che sognavo da quando ero giovane.
I primi due giorni a Tseviè NEL CENTRO DELL'AHJ.V TOGO, mi avevano messo dei seri dubbi su questo viaggio, infatti non capivo... ...dormire e mangiare per terra,niente bagno, niente doccia, niente di comodo e la televisione, lo stereo, il computer si? Per me era veramente assurdo da vivere ma poi ho capito...ed è stato quando finalmente sono arrivata nel villaggio di Zogbèpimè  dove ho vissuto 9 giorni interi senza elettricità .Nel centro cominci ad abituarti ad affrontare le difficolta', ma hai ancora la possibilita' di tenere il contatto con il mondo moderno.Sarebbe stato difficilissimo passare così bruscamente dalla realtà a cui ero abituata alla vita del villaggio ....e invece in questo modo è stato fantastico e soprattutto sono riuscita a comunicare con loro, a giocare con i bambini, a fare qualcosa per loro, e poi ho costruito delle piccole cose, ho cucinato e soprattutto mi sono fatta dei nuovi amici tanto che l'ultimo giorno loro che non hanno niente mi hanno dato dei regali bellissimi e addirittura l'insegnante della scuola mi ha portato a vedere un posto e mi ha detto che se decido di tornare mi regalano il terreno e l'abitazione  in cui vivere.Era la prima volta che a un volontario venivano fatti dei regali così e mi sono commossa alle lacrime.Nei prossimi giorni ho molto lavoro da fare perchè come promesso devo stampare le foto che ho fatto dividerle e inviarle.Oltretutto c'erano gli esami di 7 scuole e Anne la direttrice che è diventata mia amica mi ha accompagnato a fare le foto a tutti gli studenti che sostenevano le prove (loro sono contentissimi quando fai loro una foto ) e quindi devo inviare anche quelle.Quando sono tornata a Tseviè nel centro mi sembrava tutto comodissimoooo!E poi soprattutto con Boby, ma anche con Meko e Coco mi sono trovata benissimo e rimarranno sempre nel mio cuore.Insomma è stata un'esperienza fantastica ed ora so con certezza che l'unica cosa di cui non posso fare a meno è il contatto umano a tutto il resto posso rinunciare.Akpè namì Kakà.Maman Monika

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